Come valutare una richiesta di finanziamento sotto più aspetti
Nel lavoro che svolgo quotidianamente, mi trovo ad analizzare molti casi di aziende che hanno necessità di ricorrere al credito bancario.
Parlando con l’imprenditore o con il responsabile finanziario, di fronte ad alcune domande mi sento rispondere che certe ipotesi da me avanzate sono già state vagliate, che si è già parlato con le banche con la quali l’azienda ha rapporti e che queste non hanno intenzione di concedere il finanziamento…
Quando però continuo a sottoporre altre domande al soggetto che ho di fronte, mi rendo conto che non ha sufficientemente chiaro cosa vuole ma, soprattutto, ha provato a ottenerlo percorrendo solo una possibilità e dopo il primo tentativo non andato a buon fine si è scoraggiato.
Procedendo nel colloquio e andando a fissare bene cosa vuole fare e quanti soldi gli occorrono per farlo, cerco di fargli capire che le strade per ottenere il finanziamento bancario possono essere più di una e che non bisogna mai arrendersi ai primo tentativo andato a vuoto.
Per fare ciò bisogna partire da due punti fondamentali :
Fortunatamente non c’è solo una banca che può concedere un finanziamento.
E tecnicamente, la stessa richiesta di finanziamento, lo stesso importo, può e deve essere analizzata sotto più aspetti tecnici.
Per le banche, la stessa richiesta di finanziamento impostata e presentata in un modo anziché in un altro può fare la differenza.
Nonostante il periodo di crisi economica attuale e la notevole restrizione del credito bancario, se abbiamo ben chiaro cosa vogliamo e quanto è la necessità finanziaria che ci occorre, bisogna preparare la richiesta di finanziamento analizzandola a 360° e provando a ottenerla applicando le varie soluzioni tecniche.
Faccio un semplice esempio:
Un’azienda sotto forma di S.r.l. ha necessità di fare investimenti e gli occorre un finanziamento durata 5 anni di 150.000,00 euro.
Magari, se si limita ad analizzare e quindi a richiedere il classico finanziamento chirografo, ottiene un no dalle banche, perché dall’analisi dei suoi bilanci risultano insufficienti le fonti di rimborso storiche generate dell’azienda, in grado di dimostrare alla banca le capacità di rimborsare il finanziamento richiesto.
Se invece chiede lo stesso finanziamento sotto forma di Prestito Partecipativo ha molte più possibilità di ottenerlo, in quando la quota capitale dello stesso sarà, alle varie scadenze, rimborsata dal Socio e l’azienda restituirà solo la quota relativa agli interessi.
Inoltre applicando questa tecnica, alla fine del finanziamento l’azienda andrà ad aumentate il proprio capitale sociale ottenendo così una maggiore capitalizzazione e una migliore valutazione bancaria con riflessi positivi sul rating a essa applicato.
Il prestito partecipativo si configura come un rapporto triangolare tra la banca, l’impresa finanziata e i terzi coobbligati (di norma i soci). La società finanziata si obbliga a corrispondere alla banca, alla scadenza, il capitale e gli interessi. Da parte loro, i soci s’impegnano, in quanto coobbligati, a fornire alla società le risorse necessarie per il rimborso delle rate del prestito in linea capitale.
L’operazione si configura come un’anticipazione del capitale di rischio. Il vantaggio per i soci consiste nel poter dilazionare nel tempo l’impegno finanziario, mentre il vantaggio per l’impresa consiste nell’ottenere sin dall’inizio le risorse necessarie per la sua operatività.
Possono beneficiare di questo strumento le piccole e medie imprese organizzate in forma di società di capitali, ivi comprese le società cooperative.
A cura di Roberto Ciompi
Autore di Farsi finanziare dalle banche