Come coniugare eleganza e personalità
È davvero disdicevole il calzino corto? Si può dire piuttosto che? Si mangia il pollo con le mani? Gli interrogativi del saper vivere di oggi sono davero tanti e in una società in continua evoluzione il ricorso ad antichi e nuovi galatei sa più di affezionamento che di buon gusto. Buon gusto è davvero la parola chiave, il passaporto che permette di non sbagliare mai e di rifuggire, contemporaneamente, da quelle soluzioni massificate da manuale, che si notano come e più delle gaffe.
Il buon gusto permette di coniugare eleganza e personalità, in una parola, di avere il proprio stile. Ma il buon gusto, si dice, è una dote innata, c’è chi ce l’ha e chi non ce l’ha. Per nulla vero, il buon gusto è una logica. Da studiosa della psicologia della Gestalt so che ogni forma è la somma delle sue singole parti, in cui il risultato finale è armonico o disarmonico in conformità a leggi ben precise. Con una serie di esempi – che non sono prescrizioni – nel mio ebook Eleganti sempre – fornisco delle utili indicazioni che, debitamente applicate, permettono a ognuno di avere il proprio, e inimitabile, stile.
Lo scopo dell’ebook è quello di fornire un habitus mentale che possa essere applicato alle diverse occasioni del quotidiano e in tale contesto, ogni esempio sottintende e propone una regola, non intesa come meccanica applicazione di un rigido protocollo, bensì come autonoma rielaborazione della filosofia di fondo che la determina. In altre parole, l’eleganza è qui concepita come un linguaggio di cui, come direbbe Jacobson, bisogna assimilare la sintassi profonda. Ecco dunque, il segreto della signorilità, non dote innata di chi nasce signore, ma capacità acquisita, che i signori di un tempo apprendevano, respirandola come l’aria, nello stesso modo in cui imparavano a parlare.
Eleganti sempre vuol dunque essere una grammatica di base della signorilità, che insegna ad acquisire, e non a imitare, il bon ton. Il merito ulteriore dell’ebook è l’agevole lettura. Mancano, per fortuna, tutti i riferimenti a Roland Barthes o a Galvano Della Volpe, che pure avrebbero potuto esserci. Ne resta solo il succo, concentrato in una sorta di manuale di conversazione che permette di penetrare, come in una lingua straniera, non nell’idiomatica, ma nel senso. Mettere in pratica le indicazioni del manuale è di per sé l’avvio a un modo diverso di affrontare e interiorizzare il problema, sino ad acquisire quella seconda pelle indispensabile per poter essere, comme il faut, anche in situazioni inedite e imprevedibili.
a cura di Flaminia Boero
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