Come diventare collezionisti di arte moderna e contemporanea
Qual è la ragione principale che spinge una persona a diventare collezionista? Talvolta è un fattore ereditario, nel senso che anche i propri genitori lo erano. Quando si ereditano delle opere d’arte, si hanno due possibilità: tenerle o venderle. Chi le tiene diventa automaticamente un collezionista.
Non tutti hanno però la fortuna di trovarsi un cospicuo patrimonio in opere d’arte. Un gran numero di collezionisti, per non dire la maggioranza, si sono davvero fatti da soli. Chi aveva parecchi soldi a disposizione e un grande fiuto ha avuto più facilità nel costruirsi una collezione ben fornita. Gli altri si sono dovuti accontentare di quel che passava il convento.
Chi si avvicina all’arte contemporanea lo fa essenzialmente per due motivi. Il primo è la circostanza che l’arte rappresenta una sorta di status symbol, un modo insomma per distinguersi dagli altri, per apparire più sofisticati, intelligenti o, usando un termine inglese, trendy.
Il poter parlare di artisti che gli altri non conoscono è un privilegio di cui molti vanno fieri. Se poi questi artisti hanno anche un valore alto, la gratificazione è ancora superiore.
Il collezionismo è molto diffuso per esempio tra i liberi professionisti, che vedono appunto nell’arte un autentico status symbol.
Il secondo motivo per cui ci si avvicina all’universo dell’arte contemporanea è dettato dall’elemento investimento.
L’arte non è che un modo se non per far fruttare i propri soldi, almeno per proteggerne il valore. Per chi ne ha tanti, l’investimento in arte contemporanea funge da mezzo per diversificare il proprio rischio, in alternativa ad altri più o meno remunerativi.
Oggi, però, il fattore investimento diventa prioritario rispetto a tutti gli altri. Recessione, crisi economica, ed evoluzioni varie del mercato, hanno portato i collezionisti a prediligere soprattutto l’elemento investimento su tutto il resto.
Se invece si crede più all’aspetto dello status symbol, è inutile acquistare opere costose di artisti affermati. Meglio allora riparare su produzioni qualitative, ma più a buon mercato. Un taglio di Fontana, per esempio arriva a costare 300mila-800mila euro, se non cifre anche superiori. Se però si acquista un disegno degli anni ’30 non si spendono più di 6-8 mila euro. Per un disegno spazialista degli anni ’60 si superano invece agevolmente i 20mila euro.
Per un’acquaforte “metafisica” di Morandi tirata in 150 esemplari si vanno a spendere poco meno di 20mila euro, mentre con 30mila euro si arriva ad acquistare un disegno.
Se dunque ci si accontenta di essere collezionisti per prestigio, è bene orientarsi su opere che non costano un occhio della testa. Una volta acquistate ci si potrà vantare di avere un Fontana o un Morandi in casa, nonostante si possieda soltanto un’opera realizzata con una tecnica minore.
A cura di Federico Zucchelli