Come e perchè esprimere feedback postivi
L’assertività è una modalità di relazione interpersonale che chiunque può apprendere, purché sia disponibile a mettersi in discussione e cambiare il proprio atteggiamento. Prendiamo, ad esempio, lo scambio di feedback positivi, uno dei sette elementi che caratterizzano il comportamento assertivo. In genere molte persone si stupiscono che questo tratto dell’assertività possa essere difficile da praticare.
Ma chiedetevi: “quando è stata l’ultima volta che ho detto ad alta voce che ciò che mia madre-padre-moglie-marito- aveva cucinato era davvero buono?”. Oppure “quando mi è capitato ultimamente di rilevare in modo esplicito un lavoro ben fatto di un collaboratore e/o di un collega?”. E, se lo avete fatto di recente, quante volte al giorno vi capita di esprimere e di ricevere apprezzamenti sia nella vita privata, sia in quella professionale?
Di solito, a questo punto, emerge in tutti la consapevolezza che le occasioni in cui diamo per scontato ciò che viene “ben fatto”, sono molto più numerose di quelle che ci strappano un plauso. Come si spiega questa avarizia di sinceri complimenti?
Il quesito può trovare risposta in una sorta di “non curanza relazionale” che riserviamo soprattutto alle persone che ci sono più vicine: è talmente ovvio che li amiamo ed apprezziamo che non c’è nessun bisogno di continuare a dirlo loro! Così come, in ambito lavorativo, spesso nutriamo il convincimento che un lavoro debba essere commentato solo se “c’è qualcosa che non va”.
Sbagliato in entrambi i casi. Ogni persona ha un profondo bisogno di sperimentare il consenso degli altri, ovviamente purché sia sincero, perché ciò permette il miglior dispiegamento della nostra personalità che, nel rapporto sociale, trae rafforzamento dell’ autostima e stimoli a progredire.
In particolare nel contesto lavorativo l’utilizzo del feedback positivo, ovvero il riconoscimento non sottinteso dei meriti, costituisce uno degli elementi più efficaci per motivare i collaboratori che così hanno modo di sapere, in concreto, come incide la loro competenza sui risultati complessivi e si sentono incoraggiati ad esercitarla ed accrescerla.
Ci sono però delle “regole” per esprimere un feedback positivo in modo che non si trasformi in una smaccata adulazione, che non solo nessuno ama ma che genera in ognuno un sentimento di sospetto più che giustificato sui “secondi fini” del commento. Si tratta di considerare positivamente fatti ed azioni reali e di indicare con termini chiari e concreti che cosa apprezziamo.
Ad esempio se ad un collaboratore che consegna la relazione che gli era stata richiesta diciamo “bravo, lavoro ben fatto!” è una adulazione inconcludente e demotivante.
Al contrario se diremo “grazie, hai preparato una relazione completa di tutti i dati e le tue conclusioni sono innovative e fattibili”, produrremo un effetto completamente diverso perché è evidente che abbiamo riservato attenzione al lavoro svolto e ne stiamo riconoscendo il valore effettivo.
Semplice, no?
A cura di Bruna Ferrarese