Come eliminare le scorie che rovinano un’amicizia
Noia, rancori sommersi, differenze caratteriali, talvolta, possono sedimentarsi nel tempo. Ecco allora che parlarsi come si faceva prima diventa faticoso: scivolare nell’equivoco diventa più facile, mentre l’intesa dell’inizio sembra perduta. Questo non significa che tu e il tuo amico non abbiate ancora voglia di frequentarvi, ma è come se nel vostro rapporto si fossero accumulati dei rifiuti che nessuno elimina.
Si tratta di un ostacolo insuperabile? Non proprio: basta solo fare una bella pulizia. Questo perché ogni legame di amicizia può essere paragonato a un ecosistema illuminato dai sentimenti, nutrito dai progetti, reso fertile dallo scambio di esperienze.
Per mantenerne l’equilibrio bisogna seguire delle linee guida, cercando di capire noi stessi e la persona che abbiamo accanto, insieme alla storia che ha spinto entrambi ad allacciare un’amicizia. Solo così è possibile scoprire le ragioni che alterano l’ecosistema, le dinamiche che hanno prodotto le scorie, e si hanno gli strumenti per eliminarle. Vediamo quali sono le principali.
- La competitività – La rivalità inespressa, riconducibile magari al tipo di lavoro svolto, alle rispettive possibilità economiche o alla propria situazione sentimentale, può produrre molta sofferenza e sedimenti negativi. Viverla in modo esplicito può invece far crescere e maturare entrambi, dichiarando: “Io mi comporto così perché ti stimo, voglio essere il migliore, avere ancora più fortuna di te in amore o nel campo professionale”. Così la tensione si sdrammatizza, perdendo il suo contenuto di insicurezza.
- La possessività – In genere si esprime attraverso una forte ansia di controllo (“Dove sei stato? Che cos’hai fatto? Con chi parlavi?”), per poi manifestare gelosie ingiustificate. Raggiungere l’intossicazione, in questi casi, è più facile di quanto non si pensi. Ma evitarla è possibile: basta che l’altro non accolga il bisogno di possessività e non lo alimenti, difendendo i propri spazi e la propria intimità. Un’alternativa possibile può anche essere quella di aprire una trattativa che soddisfi entrambi.
- Rancori sepolti– Un sacrificio personale non riconosciuto. Un favore concesso che non viene mai restituito. Succede spessissimo che il rancore diventi un credito da riscuotere nei confronti dell’amico ingrato, un tema che rischia di emergere durante un litigio come una ferita dolorosa. Quando ciò accade, è meglio andare alla radice, capire com’è nata la situazione, discutere. E’ bene che l’altro riconosca il valore di ciò che abbiamo fatto per lui. E se una nuova occasione si presentasse, la decisione andrebbe presa insieme, senza rischio di reciproci rinfacciamenti.
- Omissioni – Un rapporto di amicizia presuppone uno spazio non condiviso, la libertà di agire e di pensare senza necessariamente uniformarsi ai pensieri e ai desideri dell’altro, il rispetto di quei confini invisibili che segnano e difendono anche quando si è amici, perché la “fusione” rischia di far perdere elementi di individualità che, in caso di crisi, è difficile recuperare. Condividere tutto ed essere troppo trasparenti può far diventare, alla fine, un po’ troppo prevedibili. Cristallizzando le scorie.
- Malintesi – Fra amici sono molto diffusi. Alla loro base c’è di solito la scarsa comunicazione. La somma dei problemi può portare a un conflitto, non necessariamente negativo, perché il vero equilibrio non è assenza di conflitti, ma la soluzione di essi. Riconoscerli significa affrontarli dialogando e confrontandosi (“Ma non volevi dire che…), ritrovando così l’intesa iniziale. L’importante è non sottovalutare il peso dei malintesi accumulati nel tempo, perché possono letteralmente schiacciare.
- Aspettative deluse – Sembrava un amico speciale, diverso da tutti gli altri, dal momento che rispondeva alle nostre attese e necessità. Peccato che si sia rivelato diverso da come lo avevamo creduto. Quando accadono cose simili, bisogna sempre ribaltare il problema: non è stata un po’ colpa nostra? Non abbiamo preteso troppo, idealizzato troppo? Far pulizia, in questo caso, equivale a far evolvere il rapporto, passando dall’illusione alla concretezza di ciò che si è condiviso insieme.
A cura di Marina Roveda
Autrice di Le Regole dell’Amicizia