Come fare per farsi capire dai bambini
La precisione nel linguaggio è una cosa da tenere a mente sempre quando si parla con i bambini. I bambini amano elaborare concetti semplici e le frasi troppo lunghe o troppo piene di concetti li distraggono. Soprattutto quando abbiamo intenzione di ottenere da loro qualcosa in cambio, ad esempio che mettano a posto la loro cameretta oppure che stiano tranquilli mentre ci sono ospiti in casa, vogliamo che “capiscano” fino in fondo quello che stiamo dicendo, giusto?
La prima cosa da sapere è che è necessario eliminare le “negazioni” dal nostro linguaggio: frasi del tipo “non correre”, “non urlare” o “non saltare sul divano” ottengono quasi sempre l’esatto contrario. Ancora peggio, i comandi impossibili: il preferito delle mamme è “non sudare”. Come si farà a non sudare quando uno sta giocando e si diverte? Mah! Il cervello umano viene disorientato dalla negazione, anzi viene spinto nella direzione opposta: non pensate ad un elefante! A cosa avete pensato?
Oltretutto, negare qualcosa lascia un vuoto al suo posto: se io ti dico “non correre” tu cosa devi fare al posto di correre? Non l’ho detto quindi non posso aspettarmi qualcosa di preciso! Abituiamoci quindi ad esprimere “in positivo” i vari comandi, soprattutto i divieti che vogliamo imporre ai nostri bambini. Quindi “stai seduto e fermo sul divano” al posto di “non saltare sul divano” potrebbe avere maggiori probabilità di successo.
Seconda cosa da sapere, dite chiaramente “cosa” volete dal bambino, senza giri di parole e sottintesi. Non è detto che lui debba interpretare il vostro pensiero e comandi generici, anche se esposi in positivo, ottengono scarsi risultati: “stai buono” cosa vuol dire? Anche “stai fermo”, anche se detto all’interno di un contesto ben preciso, lascia troppo spazio all’interpretazione e non è detto che il bambino voglia sforzarsi di farlo. Invece dire “rimani qui seduto vicino a me e gioca un po’ con il tuo orsetto. Finisco subito quello che sto facendo e poi giochiamo insieme” potrebbe funzionare meglio.
Altra cosa importate è la precisione nel linguaggio. Vi sarà capitato che vostro figlio perda qualche cosa e che, magari quando siete in ritardo, la voglia avere a tutti i costi. Di solito in questi casi il genitore dice “avanti, cerca questo giocattolo così possiamo uscire!” e il bambino gira e rigira per la casa da tutte le parti, guarda dappertutto ma il giocattolo non è da nessuna parte. Di solito a questo punto il genitore si innervosisce e comincia a trattare male il bambino con il risultato di perdere ulteriore tempo inutilmente. Beh, siete liberi di non crederci ma se sostituite la parola “trova” alla parola “cerca” il bambino nove volte su dieci spalanca gli occhi e si ricorda immediatamente dove sta il giocattolo, va lì e lo prende! Dopotutto voi gli avete detto di “cercarlo”, mica di “trovarlo”, quindi vi sta dando retta!
Ma, come sa bene chi ha studiato PNL, la maggior parte della comunicazione risiede nel non verbale. Quindi la posizione del corpo e il tono della voce sono fondamentali. Tempo fa ho visto un padre che ai capricci di suo figlio (seconda o terza elementare) che non voleva andare a scuola, gli diceva cose del tipo: “Cosa c’è? Cosa vuoi? Perché piangi?”. Parole che lette possono dare l’idea di una risposta adeguata, ma pronunciate in piedi, curvo con atteggiamento di minaccia sul bambino e con un tono di furia repressa nel pronunciarle sicuramente ottiene l’effetto contrario.
Quindi quando parlate ad un bambino cercate se possibile di mettervi al suo livello, sedetevi o piegatevi un po’ per portare il vostro sguardo all’altezza del suo, usate un tono di voce paziente ma soprattutto parlate con lui come fareste con un altro adulto. Sentendosi preso sul serio il piccolo sicuramente sarà portato a darvi retta un po’ di più.
A cura di Francesco De Menna
Autore di: Diventare papà