Come rivolgerci ai nostri figli in modo da accrescere la loro autostima
Immaginiamo il caso di un genitore esasperato che, accorgendosi delle persistenti lacune del proprio figlio nell’apprendimento della matematica, gli si rivolgesse con frasi del tipo: «Sei uno stupido», «Sei un deficiente». Il subconscio non terrà conto in alcun modo né dello stato d’animo, né del nervosismo del genitore, né del fatto che quelle affermazioni, nella sostanza, volevano sinteticamente dire qualcosa come: «Caro figlio, nonostante il tuo impegno nello studio della matematica, noto che hai ancora qualche lacuna su alcuni argomenti, per cui è bene che tu li approfondisca di più». Al contrario, il subconscio del figlio riceverà in modo “letterale” i messaggi “sono uno stupido” e “sono un deficiente”. In caso di ripetute e continue affermazioni di questo tipo, il subconscio farà in modo di realizzare tali istruzioni ricevute.
La regola importante da considerare è che il subconscio è “letterale”, nel senso che, sorprendentemente, prende proprio tutto alla lettera e non riconosce doppi sensi o frasi umoristiche: semplicemente processa alla lettera le istruzioni che riceve! Per essere efficaci, i messaggi devono essere formulati in positivo, evitando di inserire nelle frasi che si pronunciano la negazione “non”. Dobbiamo quindi fare molta attenzione ai messaggi verbali e non verbali che inviamo ai nostri figli. Le nostre parole devono essere sempre mirate ad accrescere la loro autostima e fiducia nelle proprie capacità di riuscita.
A cura di Bonifacio Sulprizio