Come scambiarsi critiche costruttive
Immagina un mondo di relazioni basato su un principio di comunicazione chiara e diretta che includa:
- un flusso continuo di feedback positivi :“Hai scritto una relazione molto ricca di dati e di utili spunti! Le tue lasagne sono molto appetitose e cotte a perfezione!””L’abito che indossi oggi è molto elegante e valorizza la tua figura!”
- un flusso di feedback critici costruttivi :“Ho notato che per tre volte sei arrivato in ritardo ai nostri incontri senza avvisarmi.” oppure “Avevamo concordato che di questa parte del lavoro ti saresti occupato tu e invece vedo che non è ancora pronta.” e ancora “Ho notato che le ultime tre volte hai salato eccessivamente la pasta”.
Come vi sembra? Certo è infinitamente più piacevole se qualcuno ci fa notare quanto siamo bravi e meravigliosi mentre normalmente ci mostriamo irritati se qualcuno ci fa notare che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato o che abbiamo preso una cattiva abitudine o, ancora, che non abbiamo fatto qualcosa che avremmo dovuto fare.
La nostra prima reazione è quella di negare la contestazione e di accampare innumerevoli giustificazioni. In genere siamo portati a replicare che le critiche ci sembrano esagerate e che non tengono conto di tutte le circostanze che hanno determinato il nostro comportamento.
È pur vero che, in qualche caso, le critiche ci vengono mosse in modo molto brutale ed aggressivo, anziché con elegante tatto. Il tono di voce, la gestualità accentuata e il viso acceso spesso accompagnano “parole killer” che ci fanno alzare immediatamente la guardia per reagire all’attacco. Sono “parole killer”, da evitare accuratamente termini come “nullità, falso, stupido, inaffidabile, egoista, tratto in inganno, non fai mai, negligente, lento, sleale, irruente, maleducato, emotivo”, che provocano una forte resistenza e inducono le persone a non cooperare o a demotivarsi.
Qualche volta ad infastidirci è invece l’enfatizzazione scherzosa dei nostri difetti ma, anche se in questo caso siamo meno irritati, l’effetto ottenuto con questi commenti è nullo come nel caso precedente e reagiremo scegliendo di non intraprendere nessun cambiamento. In realtà lo scambio di critiche costruttive permette, ammettendo la nostra imperfezione, di prendere coscienza dei nostri difetti per averne consapevolezza e poterli eliminare. Un feed-back costruttivo ci consente infatti di correggere gli errori e di migliorare le nostre “prestazioni”.
Un atteggiamento assertivo “io sono Ok – tu sei Ok” consente di affrontare serenamente le critiche, in modo da poterne valutare la validità in termini razionali e non emotivi. Possiamo cioè guardare noi stessi con occhio critico con la consapevolezza che le critiche sono dirette al nostro comportamento e non alla nostra persona.
Noi non siamo i nostri errori. Bisogna chiedersi: perché questa persona mi critica? che cosa vuole dirmi? qual è il modo migliore di reagire? Occorre disapprovare i nostri errori ed approvare noi stessi. Occorre pensare a come correggerci e non a condannarci.
Bisogna però rifiutare critiche generiche che contengono termini come “mai, sempre, tutte le volte” o, peggio, insulti come “nullità, incapace, sei un disastro” che tendono a farci sentire non-Ok e replicare con cordialità ma fermamente con formule tipo “non mi risulta; posso capire il tuo punto di vista ma non lo condivido; vorrei che mi facessi degli esempi concreti”.
Se invece riconosciamo che la critica che ci viene mossa è fondata e formulata nell’intento di aiutarci a migliorare, l’unica reazione possibile è ammettere francamente i nostri errori o difetti, ringraziando l’altro per l’attenzione che ci riserva: “hai ragione, ho commesso un errore e sono deciso a correggermi; è vero, forse non ho riflettuto abbastanza; me ne sono accorto quasi subito, bisogna che impari a controllarmi”.
Se essere oggetto di critica ci pone in una condizione emotiva di malessere non è di minor disagio far rilevare a qualcuno un comportamento negativo. Frequentemente ci si trova nella condizione di tacere per timore di incrinare definitivamente i rapporti (non Ok-Ok), oppure di non pesare le parole e formulare accuse in modo aggressivo (Ok-non Ok).
Il principio al quale attenersi è invece sempre quello di confermare un atteggiamento di rispetto reciproco dei valori umani fondamentali (Ok-Ok) e salvaguardare comunque l’autostima del nostro interlocutore.
L’osservazione che desideriamo comunicare al nostro interlocutore deve fondarsi su fatti concreti, ai quali ci atterremo mantenendo la comunicazione centrata sul problema ed eviteremo di correggere di fronte ad altre persone per non umiliare il nostro interlocutore.
Discuteremo i problemi subito, quando i fatti sono ancora recenti nella memoria di entrambi. Verrà considerato solo il problema attuale e non andremo a rivangare casi passati, evitando frasi come: “sei sempre il solito; non cambi mai; ancora!”.
Infine, si dovrà mantenere un atteggiamento cordiale, di apertura, interesse e ascolto attento verso l’interlocutore. Il nostro obiettivo è quello di fornire un aiuto concreto perché la persona possa migliorarsi.
A cura di Bruna Ferrarese
Autrice di Comunicazione Assertiva