Come si affronta l’adozione internazionale
Cosa vuol dire adottare un bambino proveniente da un paese estero in via di sviluppo? Principalmente vuol dire seguire l’istinto innato dell’essere umano di voler prendersi cura degli altri, un istinto che nasce dal desiderio di voler dare e ricevere amore, presente in tutti noi.
Il senso più elevato di questo sentimento è facilmente rintracciabile nell’affetto verso i figli; chi ha la fortuna di averne sa esattamente di cosa sto parlando, mentre chi non ne ha potrebbe percepire la sua sfera emotiva carente, non del tutto appagata o, addirittura, arida.
Nel mondo, milioni di bambini sono pronti a colmare quel vuoto ma per arrivare a loro, la coppia disposta ad adottare deve affrontare un lungo percorso, attraverso il quale giunge all’appuntamento con il minore consapevole delle proprie emozioni, dei propri mezzi e del gesto che sta compiendo.
Per compiere con successo l’impresa il genitore adottivo deve svolgere due importanti funzioni: quella del missionario e quella dell’educatore, poiché dona al bambino in arrivo le attenzioni, l’affetto e quelle opportunità che, senza la realtà delle adozioni internazionali, il piccolo difficilmente potrebbe ricevere.
La coppia che vuole compiere un’adozione internazionale, per la legge italiana deve avere i seguenti requisiti: essere uniti in matrimonio (da almeno 3 anni o con provata convivenza da almeno 3 anni); non aver in corso nessun procedimento di separazione, nemmeno di fatto.
Inoltre bisogna presentare i seguenti documenti: certificato di nascita; stato di famiglia; dichiarazione di assenso all’adozione da parte dei genitori degli adottanti (oppure certificato di morte se deceduti); certificato rilasciato dal medico curante (buona salute fisica e mentale); certificati economici; certificato penale.
Si procede in seguito con la presentazione della Domanda di disponibilità all’adozione internazionale, ed inizia un percorso formativo seguiti dai Servizi Sociali per avere il Decreto di idoneità rilasciato dal Giudice del Tribunale per i minorenni.
Raggiunto il Decreto si ha tempo un anno per dare mandato ad una delle 63 associazioni per le adozioni internazionali convenzionate con il Comitato per le Adozioni Internazionali (CAI), tappa obbligata per poter finalmente venire abbinati al bambino e coronare un sogno.
A cura di Maurizio Gani
Autore di Il Genitore Adottivo