Come una società ha superato il periodo di crisi grazie alla solidità patrimoniale
Dalle colonne di questo sito facciamo sempre un gran parlare della necessità di avere in Italia un capitalismo ricco di capitali, suscitando riflessioni sulla necessità inderogabile delle imprese di immettere capitale di rischio senza ricorrere ai mezzi di terzi per finanziare la crescita aziendale.
Lo scudo fiscale con il rientro di capitali dall’estero faciliterà senza dubbio questa dinamica.
Si tratta di un gruppo, impegnato nel settore dei salotti, che realizza il 90% dei suoi ricavi all’estero, vendendo in 123 mercati dei cinque continenti, disponendo di 727 punti vendita monomarca presenti nelle più importanti città del mondo.
La società ci offre uno spunto concreto per verificare che la solidità patrimoniale, soprattutto nei periodi di congiuntura sfavorevole, rappresenta l’unica reale boa di salvataggio per navigare anche e soprattutto nei momenti di crisi mondiale.
Il 64% del capitale investito al 30/06/2009 è coperto da patrimonio netto, tutto l’attivo immobilizzato è finanziato da capitale di rischio, il margine di struttura quindi è positivo.
Questa terminologia tecnica diventa più comprensibile se la si traduce anche per i non addetti ai lavori.
Ci sono solo due alternative per finanziare un’impresa, sia all’inizio (start-up) che durante la sua normale vita. Si possono immettere denari propri, quindi svuotando le proprie tasche (questo è il capitale di rischio), oppure chiedere soldi a una banca, ai fornitori, a terze persone in genere (questo è il capitale di debito).
Questa seconda via, la più praticabile nel breve periodo, rende l’impresa più fragile, più vulnerabile, più soggetta agli umori dei finanziatori (banche, fornitori, terzi in genere) che, nei momenti di crisi, con molta probabilità ci abbandoneranno in fretta, temendo per i denari che hanno prestato all’impresa, e determinando nella nostra azienda momenti di tensione finanziaria e di scarsa liquidità.
In definitiva quanto più denari nostri ci sono in azienda rispetto ai denari di terzi tanto più siamo in grado di affrontare i momenti di difficoltà restando in piedi e indipendenti.
La società è in questa situazione favorevole grazie al fatto che ha incrementato nel passato capitale proprio in azienda. Ciò permette all’impresa di affrontare una notevole flessione del fatturato senza grossi scossoni, anzi cogliendo ghiotte occasioni di mercato.
Un altro elemento che testimonia una situazione finanziaria florida immediatamente percepibile è dato dalla superiorità delle attività correnti (515 mln di euro al 30/06/09) rispetto alle passività a breve termine (147 mln di euro al 30/06/09).
Una nota di merito alla società in relazione alla costante attenzione nei confronti della qualità, eccellente grazie alla continua ricerca applicata su una filiera che parte dalla materia prima e arriva ai servizi post-vendita.
Gli obiettivi per il 2010 sono comunque ambiziosi, prevedendo una crescita del 17% sui ricavi del 2009 (circa 510 milioni di euro) e raggiungendo quindi un volume d’affari di circa 600 milioni di euro.
Questi obiettivi, se centrati, avranno risvolti positivi anche sui margini di reddito. Il risultato operativo (vero indicatore di “quanto si è bravi a fare il proprio mestiere”) tornerà a un valore positivo per circa 10 milioni di euro, ribaltando il dato negativo previsto per 2009 (meno 10 milioni di euro).
Questi gli insegnamenti da una multinazionale che continua ad avere il cuore ed il cervello dove tutto è iniziato, in un piccolo centro della provincia barese, Santeramo in Colle, ormai modello di management e di strategie aziendali invidiato in tutto il mondo.
I segreti del successo della multinazionale esaminata sono da ricercarsi in semplici accorgimenti contabili che al di là delle dimesioni aziendali sono sempre praticabili purché si conoscano gli equilibri fondamentali di un bilancio aziendale.
Tutti i principali indicatori da seguire, con la costante ricerca di un linguaggio comprensibile anche a chi non ha una laurea in economia, li ritrovate nel manuale Analisi di Bilancio Semplice.
A cura di Stefano Martemucci
Autore di Analisi di Bilancio Semplice