Conosci le Personal Balanced Scorecard?
Un potentissimo strumento che ho usato in questi ultimi anni per guidare la mia crescita ed anche come strumento di coaching è la Balanced Scorecard personale. Tradizionalmente utilizzata per eseguire le strategie aziendali, traducendo mission e vision di un’azienda in budget e azioni operative, questo strumento si rivela molto efficace quando viene applicato in ambito personale.
Come se fosse un modulo di una sorta di sistema operativo personale, costruire ed utilizzare quotidianamente la nostra balanced scorecard può aiutarci a migliorare, a crescere rapidamente, ma soprattutto a vivere meglio.
Chissà se Robert Kaplan e David Norton, quando nel 1992 inventarono le balanced scorecard, immaginavano a un possibile utilizzo in ambito personale. Di fatto, le analogie tra un’azienda e una persona non sono difficili da trovare. Aziende e persone sono sistemi complessi che vivono in ambienti complessi, competitivi e talvolta ostili come i mercati per le prime e le comunità sociali per le seconde. E’ naturale quindi che alcuni strumenti che dimostrano la loro efficacia in ambito aziendale possano essere trasportati con successo in ambito personale. Ma, vediamo come, almeno per sommi capi.
Partendo da mission, vision, dal proprio sistema dei valori, le aziende possono costruire una mappa strategica, un grafico i cui nodi rappresentano variabili e fattori critici di successo e gli archi tra i nodi rappresentano nessi causali tra le variabili. Le variabili sono generalmente raggruppate in prospettive e misurate attraverso indicatori di performance. La prospettiva economica e finanziaria raggrupperà le variabili e gli indicatori capaci di misurare la performance economica e finanziaria dell’azienda, quella dei clienti raggrupperà variabili e indicatori capaci di catturare gli aspetti critici del rapporto dell’azienda con i propri clienti, così come la prospettiva dei processi interni conterrà variabili capaci di misurare il funzionamento dei processi aziendali, la sua capacità di produrre bene, e infine, la prospettiva dell’apprendimento e dell’innovazione conterrà variabili e indicatori capaci di misurare la capacità dell’azienda di crescere e innovarsi rimanendo competitiva nel suo mercato di riferimento.
Il principio base è il famoso “what you get is what you measure” oppure “you can manage what you can measure” di Peter Drucker ed in generale il management basato sui dati che nulla toglie all’intuizione ma, almeno, fornisce all’intuito una solida base da cui partire.
Ora è intuitivo capire come aziende diverse richiedano mappe strategiche diverse, variabili diverse, diversi indicatori e talvolta anche diverse prospettive. E’ anche intuitivo pensare come tutto questo possa essere trasportato in ambito personale. Partiamo dalle prospettive. La prospettiva economica e finanziaria, quella dei processi interni, quella dell’apprendimento sono naturalmente rilevanti anche per noi stessi, così come la prospettiva dei clienti che, altro non sono, che le altre persone o i gruppi di persone con cui interagiamo. E’ altrettanto intuitivo capire come la nostra mappa strategica sia generalmente diversa da quella di un’altra persona e dalla nostra stessa mappa strategica in diversi momenti della nostra vita.
Come tutte le mappe, la nostra mappa strategica diventa utile quando sappiamo dove siamo e soprattutto quando sappiamo dove vogliamo andare.
Per capire dove siamo è necessario fare le misure ossia, assegnare dei valori alle diverse variabili e indicatori che fanno parte della nostra mappa. Le misure possono essere qualitative e soggettive ossia, assegniamo un punteggio da 1 a 10 alla nostra variabile ad indicare il nostro livello di soddisfazione sullo stato della variabile, un po’ come fa Anthony Robbins nella sua ruota della vita oppure, possono essere oggettive e più specifiche come ad esempio il nostro peso, che è sicuramente un indicatore ragionevole relativo alla nostra salute e alla nostra forma fisica.
Per capire dove vogliamo andare dobbiamo definire degli obiettivi in termini di valori degli indicatori e delle date specifiche in cui ci proponiamo di raggiungerli.
Ma tutto questo non è sufficiente: una volta che sappiamo dove siamo e dove vogliamo andare è il tempo di muoversi. Dobbiamo definire per ciascun obiettivo delle azioni concrete e possibilmente immediate per raggiungerli. Nel caso del peso, supponendo di pesare 95kg il nostro obiettivo potrebbe essere ad esempio raggiungere un peso di 85kg in 6 mesi a partire da oggi. L’azione specifica potrebbe essere iniziare una dieta o meglio un percorso di attività fisica che ci porti a migliorare il nostro metabolismo di base.
Dobbiamo quindi, misurare il successo nelle diverse aree della nostra vita attraverso degli indicatori, definire gli obiettivi in termini di valori degli indicatori e stabilire dei piani di azione per raggiungerli. L’intero processo di valutazione dello stato, definizione di obiettivi e piani per raggiungerli va ripetuto periodicamente in un ciclo di miglioramento continuo
Spesso tutto questo viene espresso sotto forma di di tabella da cui il termine “Scorecard”. Il termine “Balanced” invece si riferisce alla necessità di bilanciare ed equilibrare i diversi aspetti della nostra vita.
L’unico prerequisito di questo approccio è essere proattivi, cioè prendersi il 100% di responsabilità sulla nostra vita ed essere coscienti che quanto ci capita, in larga misura, dipende da come noi rispondiamo agli eventi e alle situazioni che la vita ci porta a dover affrontare.
Le personal balanced scorecard sono uno strumento formidabile per acquisire una prospettiva, per vivere sapendo dove vogliamo andare perché, come disse Seneca “nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuole approdare”. La prospettiva combinata con la capacità di controllo ossia di gestire gli eventi e affrontare la vita di ogni giorno ci fornisce un formidabile strumento per la gestione del nostro tempo, ma questa, è un’altra storia.
A cura di Roberto Pugliese