Diamoci del tu! (Prima Parte)
Molte persone ancora prima di presentarsi hanno la cattiva abitudine di prendersi delle confidenze che non sono richieste. Nulla di più ineccepibile… ma siamo proprio sicuri che faccia poi così tanto male alla comunicazione darsi del TU?!
Prima di rispondere a questa domanda, vediamo un attimo la cronistoria del “darsi del tu”.
Si ipotizza che cominciarono i medici a darsi del tu fra loro: li seguirono i giornalisti, gli scrittori, i professori universitari e, via via, le altre categorie sociali…. a scendere!
Darsi del tu, oppure avere il “privilegio” di parlare in confidenza con queste categorie diverse, considerate “superiori alla massa”,era un modo per racchiudersi dentro una casta; ELEVARSI=ISOLARSI.
Questo accadeva negli anni 50, man mano che gli anni passarono, si arrivò a “darsi del tu” solamente tra persone dello stesso livello sociale, oppure tra persone “di importante elevatura sociale (e non culturale)” verso ” caste considerate inferiori” CASTA: ISOLAMENTO.
Per fortuna siamo arrivati al 2000, i giovani almeno una cosa di positivo l’hanno fatta:
Attraverso i social network, le chat, i raduni e le mille passioni che li accomunano, sono riusciti a rompere molti tabù sociali: hanno spezzato le catene che contenevano le caste!
Voglio precisare che sono il primo sostenitore delle buone maniere e della educazione; quindi non esiste che chiunque possa dare “del TU” ad una persona più anziana, oppure ad una autorità.
Semmai, saranno loro che possono acconsentire a questa forma di comunicazione più diretta e paritaria con la frase “dammi pure del tu”.
Non è altrettanto giustificabile dare del tu ad un cliente di una qualsiasi attività oppure a delle persone appena conosciute.
Voglio però ricordare che la comunicazione migliore e più efficace è quella che avviene tra persone che sono ad uno stesso livello. Per fare ciò, bisogna che almeno uno dei due soggetti comunicanti si muova verso la direzione dell’altro.
E voi, cosa ne pensate?
A Cura di Massimo Pigliacampo,
Autore di “I Segreti per Parlare in Pubblico”