I segreti del bravo comunicatore
Qual è la differenza fra un buon comunicatore e un guitto della comunicazione? Sfatiamo il luogo comune che per informare, intrattenere, attivare, convincere – sono i quattro motivi principali per i quali parliamo in pubblico – siano indispensabili facilità di parola e una buona cultura alle spalle. Certamente sono utili, ci mancherebbe altro, ma non sono essenziali. Altrimenti, dovremmo concludere che tutti gli insegnanti che abbiamo avuto nei 13 anni di scuola e nei 4 di università erano ottimi comunicatori, ma non sarebbe vero. Perché allora dovremmo salvarne solo due o tre, quattro al massimo? Che cosa avevano questi pochi rispetto alla maggioranza di cui non ricordiamo neppure il nome? Sapevano trasmettere, direi quasi che sapevano vendere la materia di cui erano docenti.
Che cosa ci mettevano in più degli altri? Amore, passione, vitalità. Ecco le tre risorse mentali che fanno la differenza e trasformano un comunicatore come ce ne sono tanti, in un comunicatore straordinario. Certo, ci sono anche i guitti, coloro che pensano che le acrobazie verbali facciano colpo sugli ascoltatori o coloro che fanno del parlare difficile, del terrorismo linguistico, l’espediente più consono per vendere fumo. Non è così che si crea empatia con il pubblico. Ormai la gente non si lascia più sedurre dalla facondia dell’affabulatore. Sa bene che il parlare difficile è il linguaggio del ciarlatano, preferisce il discorso semplice dove la sintassi si riduce al soggetto predicato e complemento oggetto. Sa che chi disquisisce con semplicità, non si arrampica sugli specchi, ma dimostra di avere idee chiare.
Oggi tutti i componenti di una società avanzata qual è la nostra hanno bisogno di comunicare qualcosa a qualcuno: le classi dirigenti hanno bisogno di comunicare ai cittadini le proprie idee; le aziende hanno bisogno di comunicare ai consumatori le caratteristiche dei propri prodotti; i professionisti hanno bisogno di comunicare alla clientela il proprio impegno; le singole persone hanno bisogno di comunicare al mercato del lavoro le proprie capacità. E se c’è bisogno di comunicare, c’è bisogno di comunicatori, evidentemente. Comunicatori si nasce? No: comunicatori si diventa. Non è questo un buon motivo per leggere L’Arte del discorso nel quale vi presento le tecniche che io stesso ho seguito per diventare un buon comunicatore? Buona lettura, amici.
a cura di Alberto Lori
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