La facile difficoltà

Presentazioni Efficaci - https://www.autostima.net/media/authors/roberto-saffirio.jpgQuando mi accingo a realizzare una presentazione affronto da subito il problema più grande: iniziare dalla fine,  partire dall’arrivo. Ma senza usare il rewind. Un po’ come un romanziere impossibilitato a dare un titolo alla sua opera, prima ancora di averla scritta. Il titolo precede, ma viene scelto alla fine. Immagino una presentazione come un titolo capace in un istante di affascinare, catturare e interessare. Come un ossimoro, la figura retorica che consiste nell’unione di due termini contraddittori riferiti alla medesima entità per ottenere l’effetto di un paradosso apparente, la mia presentazione deve essere comoda fatica, paura tranquilla, eccitante mansuetudine. Mai noia mortale: non è un ossimoro. A chi ascolta, interessa ben poco il percorso logico che ha condotto alla scoperta delle idee. Interessa, piuttosto, capire come quelle idee possono cambiare la sua vita da quel momento in poi.

Un giorno mi trovai ad organizzare la presentazione di un sistema per la realizzazione di slides. Il committente esordì con quello che secondo lui era il titolo adatto: «L’utilità degli strumenti audiovisivi come supporto alla comunicazione nell’ambito di eventi congressuali. L’importanza di semplicità e brevità per esporre concetti complicati». Dopo lunga e laboriosa discussione si optò per un più funzionale: «Vedo, Ricordo, Capisco». Dopo il titolo occorre sviluppare un filo logico che partendo dall’immagine del protagonista – un oggetto, un fatto o una persona – ne racconti la storia lasciandone intuire l’identità. Bisogna affascinare tenendo sempre sotto controllo il grado di approfondimento, completezza e precisione nella trattazione dell’argomento, qualunque sia la durata della presentazione. Eccedere insistendo su uno di questi tre fattori penalizzerebbe negativamente gli altri due. L’eccesso non è mai fascino. L’antica regola del “vedo e non vedo” ce lo ricorda.

Bisogna trovare “l’idea” con la I maiuscola per dare la notizia, utilizzando 3 criteri: Semplicità, Sintesi e Stupore. Un’abitudine innovativa, una specie di ordinaria rivoluzione: questi sì che sono ossimori. Tenendo sempre a mente la definizione di notizia tanto cara al giornalismo. La notizia è la massima approssimazione possibile dello svolgimento di un fatto mediante la rappresentazione logica e organica degli elementi. 

Ecco l’esempio di una notizia racchiusa nel titolo di una presentazione e declinata secondo i 3 criteri. Semplicità: Accade che un cane morsichi un uomo. Sintesi: Può un uomo morsicare un cane? Stupore: La storia di un ambientalista che morsicò il cane. Con la semplicità si fornisce un’informazione; con la sintesi si offre una notizia; con lo stupore si rivela uno scoop, il punto di partenza della curiosità. Esistono anche regole da rispettare e ci sono quattro fasi importanti per strutturare una  presentazione:

  1. una corretta esposizione delle informazioni;
  2. una breve ed efficace dimostrazione delle stesse;
  3. qualche esempio per rinforzare il concetto;
  4. un riepilogo di princìpi per concludere.

Si, perché i princìpi – come tutte le cose di questa disciplina fatta di opposti e di contrari – si svelano al termine! Ho raccolto in un ebook storie, esperienze, idee ed esercizi per la costruzione di una presentazione di successo. Ma se qualcuno mi chiedesse di rivelare un solo segreto per avere successo io lo farei parlando di creatività. Tra tutte le definizioni di creatività disponibili, quella certamente più accattivante è quella di G. M. Prince che, facendo a sua volta ricorso ad una serie di affascinanti ossimori, asserisce che la creatività è: un’armonia arbitraria, uno stupore atteso, una sorpresa familiare, un generoso egoismo, una certezza inaspettata, una libertà disciplinata, una meraviglia abitudinaria. C’è poco da aggiungere a questa “facile difficoltà” se non il monito di un genio, un richiamo alla serietà del lavoro. «Se lo sai spiegare semplicemente, lo hai capito abbastanza». (Albert Einstein).

a cura di Roberto Saffirio

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Pubblicato il: 10 Giugno 2014