La Formula Vincente per i Fondi Azionari (n.4)
Torno a parlare di polizze Index Linked dopo aver già affrontato l’argomento nel post n.2 del 18 giugno scorso. L’occasione mi viene offerta (si fa per dire…) dal ciclone “Lehman Brothers”, la gloriosa banca d’affari americana che ha da poco avviato la procedura fallimentare, di cui ha anche parlato il collega Giovanni Romano nel post “Una giornata da 900 miliardi di dollari“.
Premesso che stiamo parlando del più grande fallimento della storia, vediamo ora di capire quali sono e quali saranno le ripercussioni sul sistema creditizio italiano. Se da un lato la Banca d’Italia, nella persona del governatore Draghi, ha dichiarato che “In Italia il rischio di controparte e il tasso di esposizione nei confronti di Lehman Brothers appaiono nell’aggregato limitati”, vuoi vedere che, invece, a rimetterci saranno, come al solito, migliaia di poveri ed ignari risparmiatori?
Nel mio post n.2 esprimevo le mie perplessità nei confronti di un prodotto assicurativo, la polizza Index Linked, acquistata a piene mani dai risparmiatori italiani con la lusinga di poter beneficiare della garanzia del capitale a scadenza. Naturalmente, in questo contesto, le banche e alcune reti di promotori finanziari, espertissimi nell’approfittare dell’ingenuità dei clienti, hanno riempito i loro portafogli di Index Linked, prodotti strutturati a “capitale garantito”. Già, ma garantito da chi?
Su “Il Sole 24 Ore” di martedi 16 settembre scopriamo che diversi Istituti bancari e assicurativi italiani avrebbero inserito, come garante del titolo obbligazionario che fa da sottostante alla polizze, proprio Lehman Brothers. Già, perché in questa tipologia di strumenti la garanzia non viene prestata dalla Banca o dall’Assicurazione che ha collocato i prodotti, bensì da un bond emesso da una banca esterna, in molti casi proprio Lehman Brothers. Quindi, gli investitori oggi scoprono, loro malgrado, che quella garanzia che credevano di possedere in realtà non esiste più, o meglio, è legata alla capacità di solvibilità dell’emittente dell’obbligazione utilizzata per costruire la polizza.
Ebbene, il rischio è forse quello di incorrere in un altro caso del tipo “Argentina, Cirio e Parmalat”? Proprio così! In ballo, infatti, ci sarebbero centinaia di milioni di euro ed il coinvolgimento di numerosi istituti assicurativi italiani.Tra questi spiccano nomi illustri quali Unipol, Aurora, Cattolica, Zurich, Fondiaria Sai, Axa e Mediolanum. In particolare, quest’ultima, sembrerebbe coinvolta con una quindicina di Index Linked costruite con una obbligazione di Lehman.
In una nota apparsa su internet si riferisce che l’esposizione del gruppo Mediolanum a Lehman Brothers ammonta a circa 213 milioni di euro di valore nominale. Il dato è stato confermato da un portavoce della società, il quale ha peraltro sottolineato che il rischio delle polizze è a carico degli assicurati e non della compagnia.
Avete sentito che ha detto? Sarebbe bello chiedere però, ai clienti Mediolanum, se al momento della sottoscrizione delle polizze erano consapevoli di questo!!! Voi che ne dite?
Nella stessa pagina del quotidiano finanziario un altro articolo sostiene, invece, che i gestori di Fondi Comuni di Investimento dichiarano che la situazione è sotto controllo e l’esposizione nei confronti di Lehman Brothers è davvero irrisoria. Anche questa volta, cosi’ come accadde per i casi Argentina, Cirio e Parmalat, il principio della diversificazione si è rivelato azzeccato.
Da anni, ormai, quasi come un predicatore, vado dicendo ai risparmiatori di investire con il principio della diversificazione. Non a caso, nel mio book dedico molte pagine a questo argomento.
Come disse il grande Peter Lynch di Fidelity. “E’ la preparazione personale, cioè la conoscenza e la ricerca continua, che distingue l’investitore vincente dal perdente cronico. In ultima analisi, quanto determina il risultato e il destino di un investitore non è il mercato, e nemmeno le singole società che lo compongono: è l’investitore stesso.”
A cura di Antonio Vaccaro
Promotore Finanziario
Autore di “Psicologia dei Fondi Azionari”