La macchina della verità: come funziona
Il sistema di rivelazione di bugie per antonomasia, a cui è stato affibbiato il nome di “macchina della verità” (in americano “lie detector”), è il poligrafo.
La sua fama è dovuta ai film polizieschi americani, anche se abbiamo avuto modo di vederla usare in trasmissioni TV italiane. La procedura di utilizzo giudiziario negli Stati Uniti è molto rigida e prevede alcune fasi standard di utilizzo.
È un dispositivo elettrico che funziona in maniera simile all’elettrocardiogramma. È un lettore multiplo capace di rilevare la variazione di parametri psico-fisiologici come la pressione del sangue, la respirazione toracica e addominale, la conduttanza cutanea tramite la quale si misura il livello di sudorazione. Per ognuno di questi parametri produce un tracciato.
Quando il nostro organismo va sotto stress questi parametri possono variare sensibilmente, come quando ci arrabbiamo, quando guidiamo in mezzo al traffico, quando giochiamo con la Playstation, prima di un esame orale, quando diciamo una bugia.
Alcune ricerche condotte presso l’Università della Pennsylvania dal prof. Daniel Langleben hanno provato che dire bugie provoca un grande stress mentale, infatti nel mentire viene coinvolto un numero di aree cerebrali molto maggiore di quando si dice la verità.
A livello fisiologico questo stress si traduce nella variazione di quei parametri fisiologici che il poligrafo è capace di misurare.
Ma come funziona il poligrafo? Si comincia con il calibrare la macchina sui valori normali dei parametri dell’esaminato. A tal fine l’esaminatore, una volta collegato il poligrafo, effettua una serie di domande neutre. Questa fase (pre-test) produce un tracciato che servirà da termine di riferimento.
Successivamente (fase di design questions) l’esaminatore individua una sequenza di circa dieci domande inserendone alcune critiche in mezzo ad altre neutre (sono domande ovvie a cui corrisponderanno necessariamente risposte veritiere).
Dopo aver posto le domande all’esaminato (fase in-test) si prosegue con il confronto (fase post-test) dei tracciati delle domande critiche (di cui si vuole verificare la veridicità) con quelli delle domande neutre. Dal confronto si capirà se le risposte in esame sono veritiere o menzognere.
Quello che è importante che tu impari da quanto ti ho detto è il fatto che le persone inviano segnali diversi quando sono nervose rispetto a quando sono tranquille.
Nel prossimo post ti spiegherò in che direzione devi lavorare per diventare una macchina della verità umana.
Alla prossima
A cura di Valter Romani
Autore di “Scacco alle Bugie”