La psicologia dell’indebitamento.
Negli ultimi tempi si sente sempre più parlare dell’impoverimento delle famiglie italiane e degli stipendi che non crescono di pari passo con l´inflazione.
Partendo da queste affermazioni vediamo quali sono le implicazioni dirette sul bilancio famigliare degli abitanti del Bel Paese.
Se consideriamo una famiglia veramente “povera”, gli unici acquisti che quest’ultima dovrebbe effettuare sono solo beni di prima necessità e lo stretto indispensabile per la sopravvivenza.
Per contro in Italia si è notato che negli ultimi 10 anni (cioè il periodo additato come quello responsabile dell’impoverimento effettivo) la spesa per il consumo di beni alimentari si è ridotto dal 25% al 15 % del budget famigliare mentre parallelamente il costo del cibo è letteralmente schizzato alle stelle.
Inoltre sempre in questo decennio si è notato un incremento sostanziale della parte di reddito destinato all’acquisto di servizi e/o al pagamento di rateazioni.
Questi dati, nella mia opinione, contrastano palesemente con quanto si sente dire in giro e cioè che le famiglie italiane si stanno impoverendo sempre più.
È notorio che quando un reddito si riduce è la quota destinata agli alimentari ad assorbire la maggior parte del reddito stesso e non ridursi (se il reddito è di € 1500/mese e si spendono € 500 per mangiare allorquando tal reddito si riduce a € 1000 giovano comunque € 500 per mangiare).
Anche considerando di tagliare su “capricci” alimentari e sulle marche optando per acquisti nei discount, il risparmio così ottenuto comunque non giustifica la variazione percentuale vista precedentemente.
Ciò premesso per me gli stipendi non sono effettivamente diminuiti nel potere d’acquisto ma sostanzialmente sono le persone che hanno cambiato il modo di impiegare il proprio denaro.
Se facciamo mente locale, fino a 20 anni fa nessuno di noi probabilmente possedeva un cellulare, nessuno aveva un collegamento adsl (o di altri tipi), pochissimi possedevano un pc e praticamente non sapevamo dell’esistenza delle pay tv.
Tutti questi servizi, volente o nolente, hanno dei costi: il telefonino mediamente € 25/50 al mese e se poi consideriamo che in una famiglia tutti ne possiedono almeno uno, si può immaginare facilmente come tale spese s’invola rapidamente.
Il collegamento internet costa almeno 20 €/mese mentre per una classica pay tv che comprende il calcio si arriva facilmente a € 50/mese.
Di tutti questi servizi, escludendo coloro che li utilizzano per lavoro, se ne fa un uso smodato solo perché ci fanno sentire “integrati” con la società e di conseguenza “á la page”.
Da un inchiesta del 2007 risulta che il 70% dei bambini e degli adolescenti si vergognano del reddito dei propri genitori e ciò non cambia neppure negli adulti che cercano modi per “camuffare” questo stesso imbarazzo comprando beni e servizi al di sopra dei propri mezzi.
Guarda caso i settori che in Italia non conoscono crisi sono quelli della moda brandizzata, quello delle auto di lusso, delle vacanze esotiche, delle crociere ed infine dell’elettronica.
Paradossalmente sono proprio le persone ricche quelle che spendono meno (proporzionalmente) in beni e servizi di lusso in quanto essendo già ufficialmente ricche non hanno bisogno di indebitarsi pur di dimostrarlo.
Certo che tutto ciò è molto strano: da un lato noi italiani risultiamo un popolo di spendaccioni e contemporaneamente non arriviamo a fine mese.
Quest’effetto indebitamento è in larga parte dovuto all’odierna semplicità nel ratealizzare qualunque tipo di spesa. In passato si accendevano finanziamenti solo per la casa e l’automobile grosso modo mentre oggi lo si fa anche con le vacanze, i vestiti etc.
Nessuno ha più cognizione dei propri limiti e, conseguentemente, non si rinuncia più a niente pur di non essere tagliati fuori.
Con la sensazione di “onnipotenza psicologica” che ci crea la possibilità di dilazionare i pagamenti finiamo col fare il passo più lungo della gamba e, in buona sostanza, ad indebitarci prima ed impoverirci poi.
Nel mio libro, “Autoconsulenza Finanziaria”, dedico un intero capitolo alla risoluzione dei debiti e a come non farne di nuovi (senza però rinunciare ai beni e servizi, naturalmente…) grazie ad attente valutazioni e pianificazioni; tuttavia ho voluto scrivere quest’articolo per far notare come in una consulenza finanziaria anche gli aspetti psicologici sono molto importanti ed è fondamentale tenerli sempre nella giusta considerazione.
A Cura di Patrizio Messina
Autore di “Autoconsulenza Finanziaria“