Lavoro, ottimismo e intelligenza emotiva
Oggi desidero affrontare l’argomento lavoro, che, se analizzato sotto il duplice aspetto, ovvero quello dell’ottimismo e dell’intelligenza emotiva, può senz’altro
Offrire spunti di osservazioni decisamente interessanti.
L’argomento lavoro è importante per i vari aspetti che ne definiscono la natura, gli aspetti, i contesti e le relazioni con i colleghi e i superiori. Per il lavoro impieghiamo una porzione non indifferente del nostro tempo, quindi poterlo vivere con serenità e soddisfazione, ottenendo la giusta collaborazione dei colleghi e rapportandosi adeguatamente e positivamente con i superiori, ci permette di vivere con maggior interesse e partecipazione nello svolgimento della nostra attività.
Lavorare è un dovere, quasi nessuno lo fa per hobby, lavoriamo per noi stessi e per poter mantenere adeguatamente la famiglia.
Ciononostante il lavoro ancora per una moltitudine di persone rappresenta un obbligo, un dovere spesso affrontato con scarsa partecipazione, se non con insofferenza, fastidio.
Il fatto di dover subire il lavoro è spesso dovuto al fatto di svolgere un’attività non scelta liberamente. Le conseguenze di questo fatto ci riconducono alle implicazioni relative alla qualità della vita e sul benessere psico fisico che si riversano sulla nostra persona.
Va invece rimarcato che quando il lavoro piace, la stanchezza che ne deriva, sia essa fisica o psicologica si riduce, diventa più sopportabile.
Ecco quindi che due fattori di assoluta importanza, ovvero l’ottimismo e l’intelligenza emotiva possono dare un’impronta positiva e creare un clima ottimale per vivere con partecipazione positiva, e fattiva collaborazione la giornata lavorativa. Anche per quei lavori che come dicevo poc’anzi, per molte persone sono ancora subiti e non liberamente scelti.
E’ proprio il fattore emotivo unito ad un sano ottimismo che portano un’attività ad essere piacevolmente affrontata, ed a produrre i migliori risultati.
In un interessantissimo saggio, dal titolo Lavorare positivo, gli autori, i coniugi Riccardo e Maria Ludovica Varvelli, imprenditori di successo oltre che docenti di consulenza organizzativa, scrivono: “Utilizzare l’intelligenza emotiva significa portare l’intelligenza nella sfera delle emozioni, comprendere l’interazione delle strutture cerebrali, dei nostri momenti di collera, di paura, di passione di gioia, ma soprattutto prendere atto di indirizzare le nostre inclinazioni emozionali”.
E ancora : “ Pensare positivo, riconoscere la funzione del cuore e della fantasia, razionalizzare gli elementi con logica e metodo, praticare l’emozione interpersonale , difendendosi dai filtri distorcenti dei propri timori, dei sistemi di coincidenze delle quali il nostro cervello ci vorrebbe prigionieri.
Ecco la nuova Eccellenza professionale, ecco la fusione tra QI e QE ossia tra quoziente intellettivo e quoziente emotivo, che consente l’espressione del potenziale individuale”.
Considerazioni che mi sento di condividere pienamente.
Anche quei lavoratori che presentano tratti ottimistici, come spiega il Prof. Martin Seligman, il propugnatore della psicologia positiva e dell’ottimismo, dai notevoli dati raccolti su molti lavoratori, in particolar modo coloro che hanno a che fare con il pubblico, i privati, gli acquisti e le vendite, riescono a produrre risultati migliori dei rispettivi colleghi con inclinazione al pessimismo.
Sorprendenti sono poi i risultati in termini di incremento di fatturato e di mantenimento dei clienti che i venditori ottimisti riescono ad ottenere rispetto ai loro omologhi pessimisti.
Molte Società, enti aziende e compagnie assicurative negli Stati Uniti utilizzano test e questionari per poter disporre di risorse umane e venditori ottimisti, ben sapendo che costoro riusciranno più agevolmente a produrre risultati di successo.
Ecco perché spesso, per raggiungere il successo in una professione non sono indispensabili notevoli bagagli di esperienze, quanto doti di abilità, passione, intelligenza emotiva e ottimismo.
Diventa sempre più importante, in un mercato che muta molto rapidamente e che solo in parte tiene conto dell’esperienza e delle capacità, attingere a queste due formidabili risorse che integrandosi tra di loro portano successi oltre ad un clima positivo ed una maggior soddisfazione nell’affrontare il lavoro.
La psicologia ha affrontato in molti studi i risultati derivati da dall’io cosciente ma troppo pochi all’azione del secondo sul primo, come sostiene Seligman.
In definitiva, riuscendo a portare ed a gestire convenientemente capacità, intelligenza, emozione, ottimismo in una professione, contribuiamo a costruire quella che gli esperti chiamano “alfabetizzazione emozionale”.
Anche nella mia professione di vendita nei settori industriali posso evincere come questo mix rappresenti il vero motore propulsivo che mi permettere di ottenere risultati e vivere serenamente, con benessere, gli aspetti quotidiani dell’attività. Un’ultima considerazione va fatta sul senso di appagamento e di utilità che una professione porta al lavoratore che affronta il lavoro con le caratteristiche sopraevidenziate.
Il senso di utilità che alla sera di ogni giornata lavorativa ci lasciamo alle spalle, cercando di lasciare il lavoro, i colleghi, i superiori con quel Senso di appagamento che la giornata stessa ci ha lasciato; un continuo valore aggiunto e buon umore che riversiamo poi in ambito famigliare, ed un conseguente arricchimento personale e sociale.
Desidero ora terminare con una frase di Leo Buscaglia che mi piace molto :
“Non vi è sentimento più dolce di quello di sentirsi esauti dopo la vittoria, e di essere pronto a ricominciare”
Un saluto a tutti!
A Cura di Giovanni Raimondi,
Autore di “Il Potere dell’Ottimismo”