Le bugie dei bambini (1/2)
C’è da fare una netta distinzione tra chi dice sporadicamente bugie e chi invece ne fa uno stile di vita. Allo scopo di capire come nasce quello che viene chiamato un bugiardo patologico, analizziamo come si evolve il rapporto tra bambino e bugia con l’evolversi della sua età.
I bambini cominciano a dire le bugie intorno ai quattro anni. A questa età li si considera capaci di mentire, cioè capaci di ingannare deliberatamente il proprio interlocutore, parlando con la cognizione di chi non confonde realtà e fantasia come avviene ad un’età inferiore.
Le prime bugie sono quelle ad esempio in cui incolpano qualcun altro dei loro piccoli misfatti o quelle dette per sfuggire ai loro “doveri”, come finire di mangiare prima di alzarsi da tavola. In ogni caso la causa principale sarà quella di evitare qualche punizione o anche solo un rimprovero.
Ricordo ancora in maniera vivida il giorno in cui all’età di quattro anni giocando a guardie e ladri inciampai e cadendo battei la testa su un gradino riportando una ferita suturata con sette punti che ancora oggi mostro con orgoglio sulla mia fronte.
Quando mi si chiese cosa era successo incolpai di una fantomatica spinta il mio amico Massimo che invece non aveva alcuna colpa. L’immotivata paura di essere rimproverato mi spinse a produrre una delle mie prime fandonie (l’anno scorso finalmente mi sono scusato con Massimo che non ricordava più l’episodio, ma io mi sono comunque sentito più leggero).
Intorno a questa età le bugie sono dal punto di vista verbale fantasiose, incoerenti, ricche di contraddizioni; dal punto di vista extra-verbale si notano molte incertezze nella voce, nei movimenti e nel viso che può a volte tradire una risatina o un atteggiamento colpevole. L’essere continuamente scoperto alimenta nel bambino la sensazione che non sia possibile ingannare un adulto, cioè che questi sia infallibile.
E’ in questo momento che si consiglia di cominciare ad educarli a proposito dell’importanza di essere sinceri, affinché il comportamento mendace non evolva in un modello stabile di condotta. Quando ciò si verificasse conviene cercare di capirne prontamente le cause.
In questo periodo è importante cominciare a parlare del concetto di fiducia, di quanto potremmo avere bisogno, in alcuni momenti della vita, di poter contare sulle informazioni di una persona “fidata”.
Conviene approfittare di fare un discorsetto del genere proprio in occasione di una sua bugia o di una marachella. Proprio nel momento in cui lui, scoperto, si aspetta di essere redarguito, noi ci poniamo di fronte a lui con fare tranquillo e sorridente.
Inizialmente non lo toccheremo in alcun modo perché si trova ancora in una fase di timore. Cominceremo con il tranquillizzarlo parlando con un tono rassicurante. Ad esempio:
Vedi Pierluigi, mamma lo sa che tu sapevi di non dover fare questa azione, forse te ne sarai dimenticato o forse ci sarà una buona ragione per cui tu hai deciso di trasgredire a quanto mamma ti aveva detto (non chiedergliene il motivo contribuirà a non metterlo sulla difensiva, e… sorridendo pacatamente).
Però la nostra famiglia è una squadra che è tanto più forte quanto più ogni suo componente può fare affidamento su tutti gli altri. Te lo immagini se una mattina ti svegli e non mi trovi perché sono andata a lavorare e mi sono dimenticata di svegliarti, farti la colazione, vestirti e portarti a scuola? Come ci rimarresti? Sei invece contento di poter contare su di me sempre, ogni giorno della tua vita?
E non ti piacerebbe se anche mamma potesse contare sempre sul suo bimbo in modo che ogni volta che io ti cerco tu ci sei, ogni volta che ti chiedo un bacio tu me lo dai? Allora facciamo un patto. (e inginocchiandosi davanti a lui ponendogli la mano sulla spalla) Mettimi la mano sulla spalla.
Perfetto. Io ti prometto che tutte le volte che mi cercherai io ci sarò, ti aiuterò e ti darò sempre tutto il mio amore. Tu mi prometti che ogni volta che io avrò bisogno di te e dei tuoi baci tu ci sarai? Mi prometti che ogni volta che io avrò bisogno di sapere qualcosa da te, tu mi dirai tutta la verità. Bravo. Dammi un bacio e torna pure a giocare.
Una volta preso questo impegno teniamo sempre a mente che ci troviamo di fronte ad un bambino e che probabilmente sbaglierà di nuovo. In tal caso se ne potrebbe dispiacere e avere timore di raccontarci le cose come sono veramente andate.
Ma sono certo che se riusciremo pazientemente per qualche volta a ripetere il nostro patto, otterremo il risultato di crescere un bambino che conoscerà il significato delle parole fiducia e sincerità.
La qualità dei cittadini di un Paese dipende innanzitutto dall’impegno e l’amore profuso dai genitori nella loro educazione.
Il modo in cui i genitori si comporteranno davanti alle bugie utilitaristiche del loro figlio ne determinerà l’evoluzione. Sottovalutarne l’importanza può rischiare di alimentare il comportamento.
La repressione eccessiva può al contrario innescare un comportamento iterativo in cui il bambino per paura della punizione può trovarsi costretto a dire altre bugie per coprire le precedenti.
A Cura di Valter Romani
Autore di “Scacco alle Bugie“