Le competenze comportamentali
La contestata riforma universitaria, conosciuta come riforma Gelmini, ha aperto il dibattito sull’apprezzamento che il mercato del lavoro riconosce ai nostri laureati. Sono molti gli articoli apparsi sull’argomento, ma mi sembra importante sottolineare che le aziende sembrano dare più importanza alle competenze comportamentali degli individui piuttosto che alle loro cultura e alle capacità acquisite.
E’ il risultato del sondaggio campus 360 compiuto in 20 paesi su circa 2500 direttori del personale, sondaggio che, purtroppo, non vede brillare i laureati nelle università italiane (solo al 16° posto su 20). Si definiscono competenze comportamentali quei comportamenti, espressione del carattere e della personalità degli individui il cui possesso é ritenuto fondamentale per un efficace inserimento nelle aziende, poiché permettono di gestire con successo qualunque ruolo aziendale.
Le tre competenze comportamentali, che vengono ritenute, dal gruppo degli intervistati, le prime in importanza, sono risultate essere:
- abilità nel lavorare in gruppo
- capacità di comunicazione
- flessibilità ed adattabilità
Seguono molte altre, ma limitandoci a citare quelle che hanno ottenuto oltre il 30% dei consensi, troviamo:
- ambizione
- facilità di apprendere
- capacità di avere ampie visioni
- capacità di organizzazione
- leadership
- entusiasmo
Solo una citazione per quanto riguarda le conoscenze acquisite: la conoscenza della lingua inglese era e rimane un must. La riforma Gelmini si propone d’introdurre nell’università italiane poliche meritocratiche e ciò é indubbiamente positivo; bisognerebbe, anche, tenere maggiormente conto delle mutate e mutevoli esigenze delle aziende, inserendo programmi formativi tesi a sviluppare quelle competenze comportamentali, ritenute fondamentali dal mercato del lavoro.
A cura di Pier Paolo Sposato
Autore di Capi non si Nasce, Come Gestire i Conflitti, Valutazione e Selezione del Personale