Le onde del pensiero: come fermarle (se è possibile)
Le “onde del pensiero” si manifestano ogni volta che vi sedete a meditare, per quanto siate carichi di buone intenzioni e armati di grande pazienza. La scena è sempre la solita: vi sedete nella vostra postura preferita, fate qualche esercizio preparatorio e iniziate la vostra pratica. Dopo qualche minuto vi rendete conto che state pensando a tutto fuori che all’oggetto della vostra meditazione.
I pensieri ammaliano. Sono così interessanti che subdolamente riescono ad attirare la nostra attenzione e a distoglierci dalla nostra disciplinatissima pratica. Esiste una soluzione? Possono le onde del pensierio cessare di disturbare il mare della nostra quiete meditativa? Ecco tre pratiche e veloci soluzioni al problema:
- La morte – Lo so, può sembrare un approccio un pò definitivo, e in effetti lo è. Non si tratta di una vera e propria soluzione, quanto meno che sia compatibile con la possibilità che voi stessi ne godiate i frutti. Ma è l’unica vera soluzione. Le onde del pensiero non cessano. Negli Yoga Sutra di Patanjali questo punto è sottilmente affermato, in quanto la cosiddetta “neutralizzazione” delle onde del pensiero non è altro che la capacità dello yogi di rimanere serenamente sull’oggetto della meditazione, in uno stato di quiete, senza che i pensieri riescano a distoglierlo dalla pratica. Una delle strategie per ottenere questo stato di pace è
- Osservare – i pensieri possono essere osservati come oggetto stesso della vistra meditazione. Se si fanno insistenti, ignorarli potrebbe causarne un aumento dell’insolenza e delle richieste di attenzione. Per questo, provate a posare la vostra attenzione proprio sul pensiero che vi aggredisce, fissando la vostra concentrazione su di esso, studiandone con calma i vari aspetti, senza tentare in alcun modo di manipolarlo. Potreste rimanere stupiti nel vedere l’oggetto del pensiero che si dissolve nel niente, per lasciar posto alla quiete. Un’altra strategia è infine quella di
- Lasciar andare – Non si tratta di voltarsi dall’altra parte e far finta che il pensiero non esista, monitorandolo di continuo con la “coda dell’occhio”. L’atteggiamento che dovete tenere è diverso: accettatelo, lasciatelo lì dov’è. Lasciatevi “molestare” un pò e riportate l’attenzione sull’oggetto della meditazione, considerando il pensiero come naturalmente presente, come un dato di fatto, ma come qualcosa di poco importante. Come bizzosi bambini a caccia di attenzioni, se li ignorate, desisteranno. Magari dopo un pò di tempo, ma desisteranno.
Queste strategie (le ultime due direi, lasciate perdere la prima, almeno per il momento) funzionano. Abbate pazienza, ripetetele e praticatele fino a che non ne diventate completamente padroni. Provare per credere!
A cura di Enrico Nanni