L’uso improprio degli strumenti informatici
Le aziende private, all’inizio della così detta informatizzazione diffusa, si erano dovute occupare di stabilire procedure per un corretto utilizzo degli strumenti informatici da parte dei dipendenti. I problemi, che si erano allora evidenziati, erano di tre tipi:
– tempo lavoro dedicato a collegamenti internet non pertinenti, quali ad esempio siti P2P o pornografici;
– download di software non autorizzati, con conseguenti rischi per la sicurezza informatica dell’azienda;
– uso improprio e/o illecito della posta elettronica, per fini diversi da quelli aziendali.
Questa situazione aveva costretto le aziende a mettere in atto una serie di misure protettive quali, ad esempio, la creazione di black list di siti non autorizzati, l’adozione di collegamenti esclusivamente intranet, l’obbligo a non aver sui computer aziendali alcun software se non autorizzato dalle aziende stesse. L’enorme diffusione, adesso, dei social network ha generato un nuovo allarme dovuto al gran numero di ore lavorative disperse per effettuare collegamenti con tali network.
La situazione nella Pubblica Amministrazione era anche più grave poiché, sino ad ora, non era stato fatto alcun intervento per tenere sotto controllo il problema; il ministero della Funzione Pubblica, preso atto di questo ritardo, ha emesso, a fine maggio, una direttiva, indirizzata ai dirigenti della Pubblica Amministrazione, relativa all’uso improprio degli strumenti informatici da parte di dipendenti della Funzione Pubblica.
La direttiva richiama l’attenzione dei propri dirigenti sulla necessità di adottare un giusto bilanciamento tra il rispetto dei diritti individuali e il potere di controllo dell’Amministrazione, nel gestire il corretto utilizzo degli strumenti informatici da parte dei dipendenti. Il richiamo è stato provocato da diverse ragioni:
- la mancanza di un’adeguata informativa sull’argomento indirizzata ai dipendenti;
- la constatazione che, durante le ore di lavoro, vengono, talvolta, effettuati collegamenti internet con social network quali Faceobok, Twitter o Myspace.
Viene richiamato, nella direttiva, l’articolo 10 del codice di comportamento del CCNL di comparto, dove si dispone che “il dipendente non utilizza a fini privati materiale o attrezzature di cui dispone per ragioni di ufficio”.
Ho dedicato, nel mio Ebook “Capi non si nasce” un intero capitolo sul come evitare le vertenze di lavoro; in linea con quanto commentavo in quel paragrafo,voglio richiamare l’attenzione dei dipendenti pubblici e privati sul fatto che, una volta posti nelle condizioni di conoscere quali sono le attività consentite, quali i controlli effettuati dall’amministrazione e le modalità di trattamento dei dati, l’uso indebito degli strumenti informatici può costituire elemento per sanzioni disciplinari sino al licenziamento.
A Cura di Pier Paolo Sposato,
Autore di “Capi non si Nasce”