Quanto spendi se vai male a scuola?
Hai già provato a calcolare quanto ti costa andare male a scuola? In realtà, non è molto semplice; ci sono, infatti, dei costi evidenti, mentre altri sono più difficili da immaginare.
Cominciamo da quelli evidenti: un anno in più di scuola significa riacquistare libri, non tutti, probabilmente, anche se la cosa si complica ed i costi aumentano se si pensa di cambiare indirizzo; c’è un anno in più di tasse da pagare, e queste, come si sa, crescono in proporzione all’anno di corso. Per un anno in più, tutte le spese accessorie, dalle gite scolastiche alle visite obbligatorie ai musei ed ai centri di cultura, per non parlare delle uscite del sabato sera o della palestra, sono a carico dei genitori; quando un giovane lavora, con il suo stipendio provvede ai propri bisogni, mentre fino a che va a scuola è la famiglia che deve pensare a tutto o quasi.
Questi sono i costi semplici. Ma poi bisogna considerare ciò che può costare il non essere al posto giusto al momento giusto, mentre il compagno che non ha perso l’anno di scuola è già in grado di ottenere un posto soddisfacente che noi non possiamo ancora avere perché ci manca il diploma.
Naturalmente, lavorare un anno più tardi comporta un rallentamento generale in vista della pensione e uno svantaggio costante nei confronti di coloro che fanno le cose a tempo debito.
Andare bene a scuola non è difficilissimo; certo, si tratta di un atto della volontà.
Dopo le vacanze di Pasqua ci sono ancora circa quaranta giorni di scuola. Se da una parte sembrano pochi, dall’altra lasciano ancora spazio, a chi vuole, di mettersi in pari con il lavoro e di recuperare le lacune. Nel mio e-book “Promossi” ci sono alcuni trucchi per organizzarsi al meglio e cavarsi d’impiccio anche se non si ha troppo tempo a disposizione: basta volerlo e darsi da fare.
Forse, dopo aver riflettuto sugli svantaggi a catena causati da una bocciatura, molti studenti ci ripenseranno e correranno ai ripari.
Me lo auguro di cuore per tutti voi!
A Cura di Anna Boggero Prin,
Autrice di “Promossi”