Rating, downgrade & upgrade
Salve cari lettori. In questo articolo voglio evidenziare quello che può essere definito un elemento in più per analizzare con successo un investimento. L’oggetto di studio è il rating di un investimento, ossia un indicatore che valuta sinteticamente la qualità di un titolo e che, allo stesso tempo, è in grado di influenzarne la futura quotazione.
A garantire la corretta trasparenza del mercato sono oggi delle società di revisione private. Ogni mercato possiede le proprie società di revisione, dove gli analisti più illustri valutano le aziende in base alla qualità dei bilanci pubblicati, e ciò avviene trimestre dopo trimestre. Ogni azienda quotata ha l’obbligo di sottoporsi alla valutazione delle società di revisione. L’operato delle società di revisione è controllato dalla Commissione per il controllo della Borsa e dei titoli. A tale scopo sono iscritte in un apposito albo detenuto dallo stesso organo di vigilanza della Borsa.
In passato le società di revisione sono state oggetto di corruzioni per falso bilancio, ma ciò oggi è irrisorio in quanto, quando una società certifica un falso bilancio, prima o poi il pubblico se ne accorge, ed è ovviamente costretta a chiudere i battenti a causa della perdita di fiducia di tutti gli investitori e a seguito dell’eliminazione dal mercato, tenendo presente pure le grosse sanzioni amministrative e talvolta penali in cui va incontro.
Comunque per garantire al massimo l’investimento di operatori e risparmiatori, per legge, un’azienda è soggetta a dei controlli rotativi da parte di più società di revisione, cioè non è sempre la stessa società a revisionare e certificare il bilancio di un’azienda quotata.
Al di là di ciò, le società di revisione esprimono la qualità e la rischiosità di un investimento tramite un indicatore comune detto rating. Il rating di un investimento qualifica un titolo sotto un aspetto chiave, ossia il grado di rischio in relazione alla durata dell’investimento.
Il rating perciò si divide in titoli adatti ad investimenti a lungo termine, e titoli adatti a investimenti a breve termine. I titoli consigliati a lungo termine, nell’S&P 500, hanno il rating che varia dal giudizio “AAA”, posto in alto alla tabella, ossia il grado di investimento più sicuro, al giudizio “D”, posto a fine tabella, e classifica un investimento totalmente inaffidabile.
Per i titoli a breve il giudizio varia dalla classe “A-1+”, la migliore, alla classe “D”, la peggiore. Fino ad ora queste sono informazioni utili solo relativamente per uno speculatore a breve come l’operatore in opzioni, però senza questa spiegazione non avrei potuto spiegarvi in parole semplici che cos’è un downgrade. Un downgrade è un declassamento del rating di un titolo, cioè può capitare che a seguito di più bilanci trimestrali negativi, la stabilità patrimoniale può risentirne anche in modo grave, e questo ovviamente può provocare la variazione del rating in negativo.
Questo processo è detto downgrade, e alla sua dichiarazione il titolo perde molta fiducia, soprattutto tra i risparmiatori. Su questa scia si viene a creare una forte ondata di vendite, di conseguenza un calo repentino del prezzo del titolo, accompagnato tecnicamente da candlestick fortemente negative e da gap down particolarmente violenti. Questo è il momento di acquistare opzioni di tipo put e vedere il proprio portafoglio gonfiarsi di liquidità! 🙂
Tuttavia può capitare anche il contrario, e cioè che un titolo acquisti più stabilità e venga premiato con l’acquisizione di una classe superiore di rating, in questo caso è ovvio che il prezzo tende a salire, ma non con la stessa intensità con cui scende… In questi frangenti si parla di upgrade, ed è opportuno reagire con l’acquisto di opzioni di tipo call.
Queste sono informazioni d’oro per chi opera con le opzioni, anche perché il downgrade (o upgrade) può considerarsi un evento particolarmente sensibile alla pari di earnings, dividendi, splits e catalists.
A Cura di Giovanni Romano,
Autore de “Il Professionista delle Opzioni”