Perché lo stress è così dannoso per la nostra salute?
Quando i nostri antenati vivevano in tribù, spendevano gran parte delle giornate a cacciare e a raccogliere frutti e bacche nei boschi, a proteggere i propri figli e il proprio territorio. Poteva capitare che qualche membro della tribù si trovasse in situazioni di pericolo per la propria vita, per esempio in caso di avvistamento di animali feroci, come una tigre.
Per poter efficacemente affrontare tali situazioni, il cosiddetto meccanismo del “combatti o fuggi” (in inglese fight or flight) dotava il corpo del membro della tribù del massimo dell’energia disponibile per affrontare al meglio il combattimento con la tigre, oppure per fuggire e salvarsi la vita. Nonostante l’evoluzione dell’uomo, oggi noi abbiamo lo stesso meccanismo che si attiva regolarmente ogni qualvolta ci troviamo in situazioni di stress; la differenza, rispetto ai nostri antenati, è che difficilmente ci capiterà di trovarci faccia a faccia con un animale feroce e affamato.
Molto più verosimilmente, le situazioni che ci troviamo a dover gestire sono le lunghe code in auto nel tragitto da casa al lavoro, le file di attesa alle casse del supermercato, le tensioni con colleghi e superiori al lavoro. La difficoltà nasce dal fatto che il nostro corpo fa le stesse cose per aiutarci in queste situazioni, esattamente come operava con i nostri antenati, impegnati ad affrontare il “corpo a corpo” con le tigri. Per predisporci ad affrontare efficacemente la situazione di pericolo, il meccanismo “combatti o fuggi” attiva nel nostro corpo tre principali modificazioni.
- I vasi sanguigni dell’intestino si contraggono e di conseguenza il flusso di sangue è convogliato nelle braccia e nelle gambe. In questo modo, tutta l’energia si rende disponibile negli arti superiori e inferiori, sia nel caso in cui dobbiamo fuggire, sia nel caso in cui dobbiamo combattere. Ovviamente il processo della digestione è interrotto e, contestualmente, si blocca lo stimolo della fame. È l’effetto che ciascuno di noi ha avuto modo di sperimentare la mattina prima di sostenere un esame: sentiamo lo stomaco chiuso e non ci va di fare colazione. L’appuntamento con l’esame ci causa stress e quindi il nostro organismo attiva automaticamente il meccanismo del “combatti o fuggi”, proprio come se dovessimo affrontare la tigre.
- Dovendo affrontare la bestia feroce, è vitale avere al massimo grado possibile la capacità di reagire istantaneamente agli eventi. Ogni millisecondo perso può essere fatale, e la tigre potrebbe avere il sopravvento su di noi. In questi frangenti la capacità di ragionare per valutare il da farsi non serve a nulla: dobbiamo essere esclusivamente e tempestivamente reattivi. È per questo motivo che uno degli effetti sul nostro corpo del meccanismo “combatti o fuggi” consiste nel convogliare il flusso del sangue dalla zona anteriore del cervello, dove risiede la nostra capacità di ragionamento, alla parte posteriore, deputata a governare i nostri riflessi e la capacità di reazione. In tal modo siamo in una condizione di massima reattività e di nulla, o minima, capacità di analisi, valutazione e razionalità. Quante volte, durante un esame, al momento di dare le risposte al professore, ci è capitato di non riuscire a mettere insieme i concetti, a collegarli tra di loro, a risolvere esercizi? Eppure, quando eravamo in tranquillità nella nostra camera, a quelle stesse domande sapevamo come rispondere. Cos’è successo? Che cosa è cambiato? È cambiato il nostro stato: in casa eravamo calmi e tranquilli, in vista dell’esame, invece, è subentrato in noi uno stato di stress che, attivando il meccanismo di “combatti o fuggi”, ci ha tolto la capacità di ragionamento e d’intelligenza, in favore della capacità di reazione, come se al posto del professore andassimo incontro alla tigre.
- Il nostro organismo spende una grossa quantità di energia per mantenere efficiente il sistema immunitario. Se abbiamo di fronte la tigre, il nostro unico obiettivo è uscirne vivi; pertanto tutte le energie devono essere disponibili per la fuga o la lotta, incluse le energie che fanno funzionare il sistema immunitario. Il rilascio di tali energie, perciò, determina l’inattivazione del nostro sistema immunitario. La conseguenza di tale inattivazione è che il nostro corpo non riesce a tener testa agli attacchi di parassiti, virus e batteri, specialmente quando gli episodi di stress si ripetono. Ecco perché lo stress provoca le malattie: disattivando il sistema immunitario in modo da rendere disponibile l’energia per fronteggiare le situazioni di supposto pericolo, alla fine qualche microrganismo prenderà il sopravvento e determinerà in noi la malattia.
Ho parlato di supposto pericolo perché, tranne rarissimi casi, nelle situazioni che determinano stress, in realtà non siamo mai in pericolo di vita. Il meccanismo del “combatti o fuggi”, però, si innesca come se lo fossimo, con la tigre davanti a noi pronta a sbranarci. Il punto è proprio questo: nel nostro subconscio abbiamo dei programmi che attivano in noi reazioni spropositate rispetto alle oggettive situazioni che ci troviamo a fronteggiare.
Tali reazioni spropositate, perdurando nel tempo, determinano nel nostro organismo una generale debilitazione, mancanza di lucidità e di chiarezza dei pensieri, riduzione della capacità di ragionamento e un progressivo peggioramento del nostro stato di salute. Che cosa dobbiamo fare, quindi, per combattere efficacemente queste situazioni? C’è un modo per migliorare il nostro stato?
La risposta è che possiamo senza dubbio migliorare. Ma naturalmente occorrono impegno, costanza e profonda convinzione sul fatto che si possa cambiare in meglio. Il primo passo importante è riconoscere e individuare le situazioni che determinano in noi lo stato di stress. Qualche volta è di immediata individuazione, qualche altra non ce ne accorgiamo nemmeno. Capita spesso che ci dicano: «Cosa ti è successo oggi? Hai una faccia stravolta!»
A cura di Bonifacio Sulprizio